Autore: Grazia Catellani
Casa editrice: PAV Edizioni
Genere: Narrativa lgbt
Numero pagine: 122
Trama:
“Nell’angolo più nascosto di quello strano gioco di mattoni che s’intersecavano per custodire quelle vite in prestito, una miserabile porticina, datata e malconcia, vecchia chissà di quanti decenni, si nascondeva timidamente tra i rami di un salice cresciuto troppo in fretta. «Ci siamo» disse quell’uomo. L’autista non si mosse di un millimetro. «Inizia a scendere» gridò di nuovo, andando a reperire il mio unico bagaglio sotto il vano. Osservai per l’ultima volta quella porta serrata in lontananza, sperando fosse quella la fessura che mi avrebbe condotto alla libertà”.
Recensione
Mi piacerebbe iniziare questa mia recensione ponendo l’attenzione sulla dedica dell’autrice: ci sono alcuni momenti nella vita in cui sentiamo di avere tanto amore da dare e che in un qualche modo ci piacerebbe anche ricevere… lei dedica il libro all’amore e ad ogni sua forma.
Penso che un’ode del genere sia sintomo e/o premonizione di ciò che il libro vuole donarci e lo fa; lo fa con delicatezza, in punta di piedi, insinuandosi lentamente addosso come un pensiero: un pensiero che non riconosci subito, un pensiero a cui dai poco peso perché non pensi sia tanto immenso in realtà… ma andiamo con ordine.
Vite in prestito è un romanzo breve, non supera le 150 pagine, comunica tanto e affronta un tema che, anche se non dovrebbe essere così, talvolta è ancora un “caso che fa notizia”… l’amore tra due donne; il puro, semplice e pulito amore che ricorda un po’ altri tempi che non si riduce ai minimi termini sessuali del caso (ci tengo anche a sottolineare che il ricavato verrà devoluto per sostenere i progetti del gruppo Arcigay di Modena, ndr.).
L’autrice conosce bene la nostra lingua in tutte le sue accezioni, approccia correttamente al linguaggio e traspare un grande amore per la letteratura ma nonostante questa correttezza aulica ha saputo rendere giustizia alle tempeste interiori dei suoi personaggi (la protagonista soprattutto, ndr.)… insomma ho particolarmente apprezzato il suo arrivare dove sapeva di dover andare attraverso una scrittura introspettiva coinvolgente… ha una penna capace di far empatizzare con i suoi personaggi.
Peccato solo un po’ per l’impaginazione e qualche refuso ma nel complesso non invadenti per la narrazione.
Consigliato!