Autore: Carlotta Benedetta Bragaglia

Casa editrice: I.D.E.A. Immagina di essere altro

Genere: Narrativa

Numero pagine: 236

Trama

“Vivevo una vita semplice. Come tutte le bambine di dodici anni, adoravo passeggiare e giocare con gli amici in cortile. Mi piaceva andare a scuola. Mi piacevano le crêpes col cioccolato che preparava mia madre. Mi piaceva coccolare la mia cagnolina. Poi d’un tratto tutto è cambiato.Era il più dolce dei papà. Era attento e premuroso. Lo era. Poi non lo è stato più. Come una sfera sul piano inclinato, la mia vita ha cominciato a scivolare inesorabilmente in una realtà parallela. Un viaggio nel mondo folle della pedofilia. Una storia di perdita, una storia di rinascita”.

“Questa è la storia di tanti, è la storia di troppi! [..] Ma se queste parole sono riuscite veramente a rompere l’omertà ed a mostrare questa realtà celata, allora si sappia che ora che ne siete a conoscenza, la responsabilità l’avete anche voi. La responsabilità di scegliere e di lottare per il bene proprio e degli altri, di saper vedere e di dover parlare, sempre, perché se sai, se vedi, se intuisci e scegli di tacere, diventi complice di quel male.”

qui nella penombra

Recensione

ALERT SPOILER
Comincio spesso i miei articoli definendo difficile stilare la recensione in essere ed è così: è difficile catalogare romanzi, racconti, antologie… ognuno ha un suo genere e ogni lettore ha un suo gusto personale. Chi sono io per giudicare un’opera?
Questa volta sarà ancora più difficile. Si tratta di una storia che di romanzato non ha nulla. Si tratta di una storia che l’autrice ha vissuto sulla propria pelle ed è una vicenda che di bello non ha nulla: è l’orrore più puro, crudo e diretto che si possa pensare (e ve lo dice una che ama e predilige il genere thriller e l’horror, ndr.).
Ho sempre pensato fosse “figo” leggere di storie realmente accadute, di come un essere umano diventa improvvisamente un serial killer e di come il perfetto vicino diventa un mostro… l’ho sempre pensato e tutt’ora leggo volentieri queste storie… ma quando il mostro è in casa, ma quando il mostro potrebbe essere il primo uomo nella vita di una figlia, il papà che dovrebbe essere la fortezza più sicura per una principessa, allora diventa terribile. Allora quei conati e quella morsa allo stomaco che sento diventano più reali ed empatizzo in un modo che non pensavo fosse possibile.
Io non posso sapere cosa ha provato Benedetta, non riesco neppure ad immaginarlo, eppure mi sento male e mi sento in debito. Ho un dovere nei suoi confronti: devo farmi portavoce della sua storia, della sua esperienza e darle più voce possibile… fortunatamente non sono da sola in questa impresa, grande e necessaria.
Per una volta e per una grande e giusta causa siamo davvero #lebloggerunite… ho l’onere e l’onore di comunicarvi le opinioni di tutte.
Scusate ma non addolciró la pillola, intendo riportarvi i loro interventi proprio come mi sono stati riportati.
Questa vuole essere un’opera di sensibilizzazione e noi ringraziamo ad alta voce l’autrice per aver avuto la forza ed il coraggio di uscire dal buio e aprirsi affinché gli abusi non vengano taciuti e gli abusati possano sentirsi compresi, accolti e protetti: non sono colpevoli. Non devono sentirsi “sbagliati”!
Inoltre ringraziamo IDEA per essersi fidata e affidata a noi, alla nostra voce per testimoniare e supportare l’autrice e tutti coloro che in silenzio subiscono e pensano che “è giusto”. NON LO È!
Giadi (Puzzlekoob)


La storia di Benedetta tocca le corde dell’anima, una ragazza della porta accanto che dietro finti sorridi nascondeva l’orrore dentro casa. A 12 anni la sua vita è cambiata, stroncata, da colui che ha promesso di proteggerla e amarla: il suo papà. Con la scusa di volerla difendere dalla “stia”, dai pregiudizi e dai principi errati della società, ha plagiato e portato nell’oblio sua figlia. Ha abusato di lei, più e più volte, sia fisicamente che psicologicamente per anni. Gli eventi vengono narrati con la classica impostazione editoriale, con interventi estemporanei dell’autrice. Ci sono pagine trascritte dal diario di Benetta, così come le ha scritte lei negli anni senza un intervento di editing per renderle reali, trasmettondo nero su bianco la cruda realtà della sua vita. Pagina dopo pagina il lettore sente il dolore, l’ansia, la rabbia, l’odio, la rassegnazione e la tristezza di Benedetta. Le sue richieste d’aiuto non viste, capite da nessuno, neanche da sua madre che voltava lo sguardo dall’altra parte perché troppo innamorata di suo marito. Per mantenere unita la famiglia, per proteggere chi amava, Benedetta era diventata brava a mentire, un’ottima bugiarda, pronta a sacrificarsi. Una bambina strappata all’innocenza e plagiata dal padre, come può capire che quello che stava vivendo non era normale? Che doveva rivelarlo a qualcuno e non proteggere e giustificare il suo carnefice?
Nessuno aveva capito i segnali e questo sconvolge. Siamo così ciechi?
Entriamo nella mente di una donna che deve risalire dal burrone da cui è caduta, cercando di sopravvivere e di non essere annientata dai ricordi e della consapevolezza di quello che ha vissuto.
Barbi (Noi_leggiamo)


Leggere questo libro per me è stato un viaggio che ho voluto fare con i miei tempi, con calma, quando mi sono sentita pronta; sapevo che sarebbe stata la cosa giusta da fare, perché ci sono delle storie che vanno lette solo quando si è pronti, non solo per se stessi ma anche per chi le ha scritte, perché certi racconti meritano che venga loro data l’importanza di cui hanno bisogno.
Mentre leggevo queste pagine, ho dovuto fermarmi più volte a ragionare per convincermi che quello che stavo leggendo era una storia VERA. Ho dovuto sforzarmi per far capire al mio cervello che tutto quello che stavo leggendo era maledettamente reale, mentre lui cercava di rifugiarsi inconsciamente nel pensiero comodo del “è solo un libro, sarà un po’ romanzato”. E invece no. NO. È una storia vera. E per la mente della persona media, per la psiche del non abusato, per la mia psiche, razionalizzare il fatto che queste cose siano esistite, esistono ed esisteranno, spesso è una sfida contro l’abitudine al pensare che il mio mondo non possa essere così marcio.
Una cosa che mi ha fatta rabbrividire è stata rendermi conto che ci sarei cascata anche io. Così. Tranquillamente. Spesso quando sentiamo nella cronaca storie di violenza, di abuso, ci troviamo inconsciamente a pensare “A me non potrebbe mai succedere. Io sono più furba di così”. Inconsciamente o meno, la società tende a dare la colpa anche un po’ all’abusato, per non essere stato abbastanza forte, o abbastanza sveglio, o abbastanza intelligente per parlare prima, per dire un no un po’ più ad alta voce. E penso che il meccanismo mentale che si instaura non sia tanto uno di cattiveria, o di pregiudizio, ma uno di protezione, come a dirsi “certe cose ti succedono solo se te le meriti”, e se uno sa di non meritarsele allora è a posto. Bene gente, rivelazione delle rivelazioni: non è così. Benedetta non si meritava nulla di quello che le è successo. Benedetta aveva come unica “colpa”: volere un mondo di bene al suo papà, non volere vederlo soffrire. Questa è una caratteristica meravigliosa e spaventosa dei bambini. I loro genitori sono i loro idoli: qualsiasi cosa che la mamma o il papà dicano con serietà, facendo capire al bambino che per loro è una cosa importante, diventerà legge. E questo è quanto.
Sara (Odoredinchiostro)


“È una lettura che ti spacca il cuore, che ti fa stare male e sentire impotente, perché un conto è ascoltare dei fatti di cronaca ed un conto è entrare nella testa e nel cuore di chi ha vissuto un dramma del genere, ma credo che tutti dovrebbero affrontarla, sia chi ha subito abusi o ancora li subisce perché la testimonianza di Benedetta dimostra che se ne può uscire, sia chi può imparare a riconoscere i segnali che un abusato invia, per potergli offrire aiuto.
Brunella (Emozionibru)


Ci tengo a dire che Benedetta è una donna fantastica! La sua storia mi ha fatto riflettere parecchio sulla sfera degli Abusi, su come ci si sente dopo aver subito determinati abusi. Ed ecco che, attraverso questo libro, attraverso i pensieri di Benedetta, riesco a capire quanto sia difficile denunciare qualcuno che abusa di te, soprattutto se il carnefice è tuo padre.
Questo libro ti arriva dritto aL cuore ma ti fa sentire anche impotente rispetto a determinare azioni.
Pagina dopo pagina sentivo una stretta allo stomaco, non riesco a capacitarmi quanto dolore abbia provato Benedetta ogni giorno della sua vita. Ma Benedetta, penso abbia voluto insegnarci qualcosa, ovvero che nonostante tutto il male che ha subito ha trovato la forza di reagire e denunciare il proprio carnefice.
Questo libro mi ha trasmetto tantissime emozioni: dalla tristezza per ciò che subiva Benedetta, alla rabbia per ciò che il padre le diceva, una sorta di giustificazione per i suoi abusi, mi ha trasmesso anche un senso di solitudine, perché in tutto ciò Lei era SOLA! In un momento, però, è riuscita a trasmettermi anche Felicità, ma non voglio dire altro per non spoilerare troppo.
Per quanto riguarda la scrittura è veramente impeccabile, molto semplice ma che ti coinvolge. L’impaginazione è molto bella e ho “apprezzato” tantissimo i vari interventi e le pagine del diario inseriti all’interno del libro. Gesuina (Gegge_booklover)


Vi invitiamo a leggerlo. Dovrebbe essere una lettura da fare almeno una volta nella vita.

Trama
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Personaggi

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