Autore: Massimiliano Alberti
Casa editrice: Infinito Edizioni
Genere: narrativa contemporanea
Numero pagine: 206
Trama
Un omaggio a una delle tante perle che, nel corso della storia, la regina della Senna ha “nascosto” nei sobborghi di molte metropoli europee. Vicoli stretti, costruzioni basse e rustiche. Proprio come a Montmartre, nel grembo della bella e unica Trieste tante piccole case sorgono accatastate una vicina all’altra, in un’area che ricorda lo spirito Bohémien ma senza le notti del Moulin Rouge o de Le Chat Noir. Niente Cancan. Storie di sola gente e di gente sola, in questo luogo. Talvolta di andate e di ritorni. Di calzini appesi accanto al fuoco e di corti umide. Storia d’amore e d’amicizia. Di Lorenzo e di Marie Jeanne. Del matto Willy Boy e dei suoi “pen pen” urlati al cielo. Di Tullio e di Christian. Di gatto Benny e gatta Maria. Della Dea Incantatrice e Assassina: la Brown Sugar. Storia di mamma Rosalia. Di una carta da gioco appiccicata su di un muro in una viuzza nascosta. E di un rione ormai dimenticato fra nuovi e sovrastanti palazzi. Benvenuti nella Piccola Parigi.
Recensione
Lorenzo, Christian e Tullio sono tre ragazzini che vivono nella corte Fedrigovez di Trieste, una zona snobbata dagli abitanti del resto della città perché povera, tant’è che neanche i compagni di classe fanno amicizia con loro, ma li deridono.
Un giorno i tre amici scoprono che quel quartiere un tempo era chiamato “La Piccola Parigi”, perché fu costruito dai francesi durante la terza occupazione con l’intento di renderlo simile ad uno dei rioni della famosa capitale francese, quindi cominciano a fantasticare ed a desiderare di riqualificarlo, infatti Lorenzo deciderà di studiare architettura con l’obiettivo di riportarlo all’antico splendore e di completare il progetto iniziale dei francesi, presente in una cartina disegnata su un sasso trovato sotto il pavimento della camera di Christian.
Dopo aver letto alcune recensioni di questo libro pensavo che mi sarei trovata davanti ad un racconto leggero di un quartiere allegro e spensierato, invece mi sono imbattuta in un romanzo di formazione, una storia di degrado sociale, ma anche di rivalsa, narrata in maniera scorrevole con un linguaggio a tratti ricercato ed a tratti ironico o sarcastico, soprattutto nei confronti di determinati personaggi.
Le vicende sono raccontate in prima persona da Lorenzo, il protagonista, che descrive sia se stesso che tutti gli altri personaggi senza fare sconti, nel bene e nel male, ponendo l’accento oltre che sui pregi anche sui difetti di ciascuno; ho trovato particolare il fatto che anche i gatti, molto amati dall’autore, sono parte attiva della storia, ciascuno con la propria personalità esattamente come i loro amici umani.
Mi è sembrato inoltre che lo scrittore tendesse ad evidenziare le caratteristiche fisiche di alcuni di loro per enfatizzarne dei lati del carattere o del modo di vivere (ad esempio la mole di Tullio potrebbe sottolineare il fatto che lui prende tutto quello che vuole, che è avido oltre che goloso e che passerebbe sopra la testa della sorella per raggiungere i suoi obiettivi).
Ho letto volentieri questo romanzo ed ho sperato fino alla fine che il desiderio dei tre ragazzi si avverasse, ma per ovvi motivi non vi svelerò se riusciranno nell’intento!
La corte Fedrigovez esiste davvero ed in parte è ancora abitata e credo che questo libro sia la trasposizione del desiderio di Massimiliano Alberti di vederla completamente ristrutturata ed abbellita, proprio come se fosse una piccola Montmartre.
Parte dei diritti d’autore derivanti dalla vendita del libro saranno devoluti in beneficenza a “Il gattile” di Trieste.