Autori: Amie Kaufman e Jay Kristoff
Casa editrice italiana: Oscar Mondadori
Casa editrice originale: Rock the boat
Genere: Fantascienza
Numero pagine: 599
Saga: The Illuminae files #1
Trama:
Siamo nel 2575 e due grandi società sono in guerra su di un pianeta che è poco più che un granello di sabbia coperto di ghiaccio. Un solo dettaglio: nessuno si è preso la briga di avvisare chi ci vive. Con il fuoco nemico che piove su di loro, Kady e d Ezra devono aprirsi la strada verso la flotta di evacuazione. Ma i loro guai sono appena iniziati. Un virus mortale si sta diffondendo su una delle navicelle spaziali, e sta mutando con risultati terrificanti. La protezione delle loro navicelle è gravemente danneggiata. Nessuno dice nulla di quanto stia accadendo.
Mentre Kady si districa in una fitta rete di dati per scoprire la verità, diventa chiaro che una sola persona può aiutarla: Ezra. L’unico problema è che si sono lasciati poco prima che tutto ciò iniziasse e lei non dovrebbe rivolgergli la parola.
Un’avventura fantastica, originale e mozzafiato dove ogni cosa è decisamente più pericolosa di quanto sembri.
Recensione:
Una recensione un po’ diversa dal solito, quella che vi porto oggi qui sul blog. In primo luogo, perché non si tratta di un libro di un autore emergente, né di una CE emergente, né tantomeno di un autore italiano. Per di più, come potete notare dalle citazioni bilingui (la traduzione è quella della Oscar Mondadori) e dalla trama (la cui traduzione è, invece, mia), non l’ho letto in lingua italiana, ma in lingua originale, ovvero l’inglese. Perché allora portare questa recensione che va un po’ fuori dal seminato? Il motivo è solo uno, ed è anche molto semplice: questo libro mi è piaciuto troppo per parlarne solo nei 2000 caratteri o poco più consentiti da instagram.
Quando ho iniziato la lettura, non avevo la più pallida idea di cosa mi aspettasse. Si tratta di un libro che vedo in giro da anni, e ho sempre pensato che potesse essere del mio genere, trattandosi di fantascienza, ma in realtà per una ragione o per l’altra non mi ero mai informata più di tanto, un po’ per paura degli spoiler, un po’ perché in genere non voglio sapere troppe cose di un libro prima di leggerlo, perché ho paura di rovinarmi il piacere della scoperta. Quindi è stato uno di quei libri che è rimasto per un bel po’ in wishlist, e solo ora mi sono finalmente decisa a comprarlo, dopo essermi resa conto che è dello stesso autore di un’altra saga che ho amato: Nevernight.
Illuminae però non è un normale romanzo, anzi, non è affatto un romanzo: come suggerisce il titolo della saga, Illuminae è una raccolta di file, di natura più o meno varia, che seguono come una cronaca gli avvenimenti che si susseguono prima su Kerenza e poi sulle tre navicelle spaziali: l’Alexander, l’Hypatia e il Copernicus. Ho trovato questa costruzione assolutamente geniale, unica nel suo genere e gestita con una maestria spaventosa. Si alternano pagine di pseudo-wikipedia, report di interrogatori, trascrizioni di conversazioni private, verbali di immagini catturate dalle videocamere di servizio, e-mail e documenti criptati. Ma non solo: è un libro che si legge in modo assolutamente diverso da un libro normale. Non ci si limita solo a scorrere ordinatamente quanto scritto, ma ci si immerge a fondo nelle pagine, con scritture figurate che ti portano a muovere il libro in tutte le direzioni per seguire il filo del discorso, dandoti l’impressione di essere tu stesso nello spazio insieme ai protagonisti. Il libro è anche ricco di figure, che ti mostrano un po’ di tutto, dalla distribuzione di laghi e montagne su Kerenza alla posizione dei ponti sulle navicelle alle proporzioni tra i pianeti e le costellazioni visitate.
L’edizione è curata in modo meraviglioso, con scritte sovrapposte ad altre scritte, che portano ad una lettura che può essere fatta su più livelli, leggendo la stessa pagina più volte per seguire i diversi fili del discorso. Le pagine sono piene di piccoli indizi, informazioni aggiuntive ed anche ridondanti che il lettore può scegliere o meno di leggere (consiglio personale: leggetele. Fanno morire dal ridere il più delle volte). Come se non bastasse, il libro è anche pieno di Easter eggs, in forma di numeri o di nomi che il lettore più attento può riconoscere, ma che se non vengono riconosciute non vanno a diminuire per nulla il fascino della narrazione.
Una forma ambiziosa, sicuramente, una forma anche pericolosa, perché di primo acchito può portare il lettore a credere che con uno stile simile sia impossibile approfondire al meglio la psiche dei personaggi, e che di conseguenza la lettura risulti in una serie di informazioni che non permettono di entrare in empatia con quanto avviene ma di trovarsi davanti solo ad una cronaca alla stregua di un’analisi pseudogiornalistica. Beh, non è così, o almeno non lo è stato per me e nemmeno per le mie compagne del gruppo di lettura con cui ho condiviso questo viaggio. Anzi, conoscere ogni personaggio non solo dalle sue parole, dalle sue azioni, come avviene in un romanzo “classico”, ma anche a volte da informazioni (pseudo)oggettive da parte di diversi narratori, permette a mio avviso di comprendere ancora meglio le ragioni che muovono ognuno di loro. I narratori che si alternano sono infatti numerosissimi, ed ognuno dà una sua visione della storia.
Anche i personaggi sono un piccolo gioiello. Devo ammettere che da tantissimo tempo non mi prendevo una tale cotta letteraria per un personaggio. Il fatto che i personaggi per cui ho una cotta siano due, ed uno sia una ragazza ed l’altro un computer, penso sia abbastanza emblematico di quanto questo libro sia riuscito a coinvolgermi. Ma non voglio scrivere una recensione che si basi sui miei sentimenti, anzi, voglio cercare di essere il più oggettiva possibile nello spiegarvi perché questo è un libro che non potete non leggere. I personaggi che si alternano tra le pagine sono infatti caratterizzati non solo a trecentosessanta gradi, ma hanno anche un’evoluzione psicologica significativa nel corso del libro. A maturare per di più non sono solo i due/tre personaggi principali, ma anche quelli che li circondano, e con cui si viene in contatto solo brevemente attraverso le interazioni con i protagonisti, ma sempre per un tempo sufficiente ad affezionarsi a loro e, in qualche misura, a comprenderli.
Tutto ciò è condito con un sarcasmo ai confini del geniale, che trapela non solo dalle parole della protagonista, ma soprattutto da piccoli appunti, note, parentesi, post-it virtualmente attaccati alle pagine del libro, e altri escamotge del genere. Più volte mi sono trovata a ridere di cuore durante la lettura, e a tornare indietro per rileggere una frase due volte, capire la battuta e ridere meglio. E’ stata in qualche modo una lettura catartica, che mi ha donato il sorriso e anche qualche lacrima in un periodo in cui le mie emozioni sembravano essersi spente.
Come se non bastasse, la trama è solida, ben studiata e meglio congeniata, con un intreccio complicato e ricco di colpi di scena, che non si risparmiano nemmeno nell’ultima battuta dell’ultima pagina. Tutto in questo libro è un indizio per qualcos’altro: è uno di quei volumi che penso si possano rileggere più e più volte scoprendo sempre qualche dettaglio nuovo.
Unico avviso che mi sento di dare, nel libro si parla anche di una pandemia (oltre che di guerra, di amore, di amicizia, di famiglia, di intelligenza artificiale e di differenze uomo-macchina), quindi se avete paura di impressionarvi o di immedesimarvi troppo, dato il periodo in cui viviamo, forse è meglio che aspettiate qualche mese ad iniziare la lettura. Io ho trovato che la relazione con la storia attuale mi abbia permesso di immedesimarmi meglio e comprendere meglio le scelte dei diversi personaggi, ma mi rendo comunque conto che è un tema che in qualcuno potrebbe creare ansia. Tuttavia, vi consiglio di comprarlo lo stesso ed aspettare il momento giusto: è uno di quei libri che un amante della fantascienza non può non leggere.
Ci sarebbero altre tremila cose da dire, ma penso che sarebbero un po’ spoiler, quindi penso che me le riserverò per la recensione del secondo, che arriverà tra un mesetto circa. Nel frattempo, sotto trovate i link per l’acquisto, sia in italiano sia in inglese. Io personalmente se volete iniziare a destreggiarvi con la lettura in lingua ve lo consiglio: il lessico non è troppo complesso, le frasi sono in genere corte e la sintassi è decisamente semplice. Inoltre, la storia è così coinvolgente che avete sicuramente uno sprone in più per non arrendervi e perseverare anche se trovate qualche difficoltà con la lingua. Le mie colleghe che lo hanno letto in italiano tuttavia mi dicono che la traduzione non è male, è anch’essa molto curata (le pagine corrispondono perfettamente tra le due edizioni, segno che c’è un lavoro dietro niente male). L’unica cosa è che ci sono degli “I love you” che hanno volutamente un significato ambiguo e che in italiano perdono un po’ la loro sfumatura.
Troverete sei stelle nella valutazione: le solite cinque mi sembravano un po’ riduttive per un libro che è asceso al podio di mio nuovo libro preferito.
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