Autore: Jennifer L. Armentrout
Casa editrice: HarperCollins Italia
Genere: Fantasy
Numero pagine: 752 (troppe)
Saga: Blood and Ash #2
Trama
Un tradimento… Tutto ciò in cui Poppy ha sempre creduto è una menzogna, compreso l’uomo di cui si è innamorata. L’unica certezza che le è rimasta è che nessuno è più pericoloso di lui: l’Oscuro, il Principe di Atlantia. E che lo combatterà con tutte le sue forze. Una scelta… Casteel Da’Neer è un uomo dai mille nomi e dai mille volti. Le sue bugie sono seducenti come le sue carezze; le sue verità sensuali come il suo morso. Poppy sa che non può darsi, che ai suoi occhi lei è solo uno strumento con cui raggiungere uno scopo. Ma ha bisogno di lui per ritrovare suo fratello Ian e scoprire se è diventato un Asceso senz’anima. Certo, lavorare con Casteel anziché contro di lui presenta dei rischi: quel ragazzo è una costante tentazione, e ha per lei dei piani che potrebbero rivelarsi una fonte inesauribile di piacere oppure di dolore, piani che la costringeranno a guardare oltre ciò che ha sempre pensato di lui e di se stessa… Un segreto… In attesa del ritorno del principe, ad Atlantia è cresciuto lo scontento: si agitano venti di guerra e Poppy è al centro dell’inquietudine che pervade il regno. Il re intende usarla per mandare un messaggio al regno rivale. I Caduti la vogliono morta. I Wolven sono sempre più imprevedibili. E più la sua capacità di percepire il dolore e le emozioni degli altri cresce, più gli Atlantiani la temono. Perché in gioco ci sono oscuri segreti, segreti antichi che tutti vorrebbero nascondere. E quando la terra inizia a tremare e il cielo a sanguinare potrebbe essere già troppo tardi…
Recensione
Il romance è affascinante sapete?
In poche pagine un romanzo può creare una bellissima storia d’amore con problemi, gioie e risoluzioni che ti fanno tifare per i protagonisti.
Poi c’è l’Armentarout.
Lei scrive una storia d’amore sciapa con conflitti di cui non importa a nessuno, perché alla fine bombano e basta, e insiste nel volerlo ambientare in un modo fantasy inconsistente.
Ma ha anche dei pregi, rende “Twilight” una bella storia d’amore.
Phhehhnhhehhlhhlhhahhphhhhheh (ricordiamo che, se metti delle h in un nome banale come Penelope allora è fantasy) dimostra la sua incapacità nel comprendere cosa le succede attorno e cosa prova.
Hawke è troppo impegnato a volerle entrare nelle mutande per avere un valore effettivo come personaggio menzionabile.
Un secondo libro che finge di voler fare worldbuinding ma è solo uno spostarsi da un posto all’altro per dare nuove stanze in cui discutere se i due protagonisti si amano o no.
Discorsi di cui non si sente né il valore né qualche tipo di indizio su come andrà la trama, probabilmente perché la trama non c’è.
Descrizioni degli ambienti che passano dall’essenziale a strani voli pindarici con metafore inutili e profumi di violette, fumo e altre cavolate simili perché dire che un posto puzza di merd* rovinerebbe l’atmosfera probabilmente.
Si capisce che l’autrice ha perso il senso della narrazione quando i protagonisti passano il tempo a chiedersi cose e quando possono avere risposte preferiscono andarsene, uccidere chi può darle o flirtare in maniera alquanto imbarazzante.
Seriamente, Hawke dovrebbe essere affasciante quando accenna al voler possedere Poppy in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti e i laghi e in tutto il mondo. Il risultato finale è che vuoi staccargli il cervello principale che ha sotto la cinta per vedere se diventa un personaggio sensato avendo solo la mente ausiliaria nella scatola cranica.
Poppy non è da meno, un continuo pensare di come si sente bene con il vampiro di Wish e come lo vorrebbe dentro di sé e poi lamentarsi di lui a voce. Non si può leggere un libro intrappolati dentro questo personaggio!
E il memino dei diari della signora Willa e quello di Poppy vuole accoltellare la gente alla faccia non ha mai fatto ridere e continua a non riuscirci.
Basta.
Ah sì una nota finale.
Poppy In questo libro riesce a diventare la caricatura dello stereotipo della damigella in difficoltà ma che dice di cavarsela.
Talmente ridicola che l’Armentrout le da sempre più poteri solo per tenerla in vita e renderla rilevante.
La tristezza.