Autore: Tommaso Tallone
Casa editrice: Altromondo Editore
Genere: Fantasy
Numero pagine: 567
Saga: The Conjurer #1
Trama
Alex è un ragazzo come tanti. Nato e cresciuto nel remoto villaggio di Montis nel regno di Gladio, patria dei cavalieri, ha da sempre condotto una vita semplice e serena, circondato dall’affetto dei suoi cari. Sogna di viaggiare per il mondo, e si sottopone ad addestramenti estremi sotto la guida di Joshua, fino a diventare un esperto combattente. Tuttavia Alex è l’unico essere umano al mondo incapace di evocare la propria Arma. Una rarità. Deriso e perseguitato per anni, non si è mai dato per vinto, sperando un giorno di poterci riuscire.
La sua vita è sconvolta quando la nazione di Gungnir, patria dei lanceri, dichiara guerra alla sua nazione. Sarà proprio questa battaglia a permettergli di scoprire un misterioso potere con cui finalmente avrà la possibilità di dimostrare il proprio valore.
Recensione
Un fantasy ricco di personaggi ed azione, ma che lascia contemporaneamente spazio ad una buona dose di caratterizzazione ed introspezione. La cosa che mi ha colpita maggiormente fin da subito è stata la scorrevolezza dello stile dell’autore: nonostante il libro sia un bel mattoncino e il carattere di stampa non sia dei più grande, le pagine corrono velocemente. Personalmente riuscivo anche a leggerne una cinquantina di fila senza nemmeno rendermene conto.
Un altro aspetto che ho apprezzato è l’originalità della storia. Nonostante dalla trama possa sembrare la tipica vicenda di un signor nessuno che tutto ad un tratto scopre di essere superpotente, il protagonista è molto più di questo. Soprattutto all’inizio della storia, sono molto evidenti le sue fragilità e i suoi dubbi, il suo sentirsi diverso. In generale, la caratterizzazione psicologica dei personaggi è molto accurata: pur avendone moltissimi che si alternano sulla scena, ognuno ha un comportamento ben riconoscibile e si comporta in maniera assolutamente lineare per tutta la trama. In effetti, questa è una cosa che ho ammirato molto dell’autore e che in genere non è così comune in chi si trova alle prime armi: i personaggi restano coerenti con se stessi, e l’autore non ha paura di sacrificarli quando questo si adatta al loro carattere e non ai desideri del lettore.
Inoltre, anche la chiave in cui viene raccontata la vicenda non è molto comune: viene rilavorato il trope del viaggio dell’eroe, che si intreccia con numerose battaglie e nuove conoscenze che portano il protagonista a rivalutare più di una volta la sua destinazione.
Anche il world building è curioso: non abbiamo le tipiche creature fantasy, il mondo in questione è abitato da soli umani, che sono però in grado di evocare diversi tipi di armi. Le diverse armi hanno portato ad una sorta di segregazione razziale, di modo che, ad esempio, chi ha come arma una spada raramente si mescola con chi ha un pugnale o una lancia. Questo escamotage ha permesso all’autore di riportare alcune dinamiche tipiche del fantasy, come le guerre tra diverse razze, ma di declinarle in un modo nuovo, con motivazioni nuove e ricche di potenziale. Un tocco di classe viene dato dall’aggiunta degli intrighi di corte: un’atmosfera un po’ alla trono di spade, che invoglia il lettore a leggere tra le righe per trovare l’infame e svelare i piani dell’antagonista.
Nonostante queste ottime basi, purtroppo, questa storia risente un po’ dell’inesperienza dell’autore e della mancanza (fondamentalmente) di editing. A parte alcuni errori grossolani, come le scelte delle parole che a volte sono usate con significati sbagliati, ci sono alcune problematiche di struttura che non sfuggono al lettore più attento: ad esempio, ad un passo dalla fine della storia viene data un’informazione mai accennata precedentemente e che è però fondamentale per comprendere l’antagonista, oppure la battaglia finale che è davvero troppo lunga, o il protagonista che in alcuni passaggi sembra goda di un potere fondamentalmente illimitato. Un’altra problematica è che non viene trovata risposta a quasi nessuna delle domande fondamentali della storia. Nonostante si tratti di una saga, infatti, sono dell’idea che sia importante dare al lettore i mezzi per chiudere la lettura, o, per i punti che vengono lasciati aperti, è fondamentale che sia chiaro per chi legge che le questioni in sospeso verranno risolte nei volumi seguenti. In questo caso, purtroppo, la chiusura del romanzo sembra abbastanza definitiva, e se l’autore non mi avesse detto in partenza che si trattava di una saga non sarei stata così sicura di trovare risposte alle mie domande. Infatti, in nessuna parte della copertina c’è un richiamo al fatto che si tratti di una saga, cosa che credo sia una svista editoriale abbastanza grossolana.
Insomma, una buonissima idea e una buona base di partenza, un’ottimo ritmo di scrittura ed alternanza di momenti narrativi, ora però aspetto il salto di qualità nei prossimi volumi (e soprattutto le risposte alle mie domande!). Consiglio la lettura a chi è appassionato di battaglie lunghe e sanguinose, poteri misteriosi ed intrighi di corte. Tuttavia, non può mancare qualche gioia anche a chi piacciono i fantasy con un buona storia d’amore. Questa sicuramente non è protagonista qui, ma ogni relazione che viene descritta non è mai scontata.