Autore: Sarah J. Maas
Casa editrice: Mondadori
Genere: Fantasy
Numero pagine: 240
Saga: libro 5 di 8
Trama
Celaena Sardothien è sopravvissuta a combattimenti mortali e a orribili sofferenze, ma di fronte all’assassinio della sua più cara amica è sconvolta e annientata. Consumata dal senso di colpa e dalla rabbia, vuole mettere in atto la sua vendetta nei confronti del responsabile dell’atroce delitto, il re di Adarlan. Ogni speranza per distruggere il tiranno, però, giace nelle risposte che potrà darle Maeve, la regina dei Fae, a Wendlyn. Sacrificando il suo futuro, Chaol, il Capitano della Guardia Reale, l’ha mandata laggiù con l’idea di proteggerla, senza sapere che questo viaggio potrebbe invece costarle la vita.
Recensione
L’erede di fuoco o la corona di fuoco, che per ragioni sconosciute cambia nome in base all’edizione, è il quarto libro del trono di vetro.
Il migliore fra i primi quattro.
Trama pazzesca e talmente ricca di colpi di scena da non rischiare di non capirci niente se non si presta attenzione.
I capitoli sulle streghe risultano un po’ pesanti anche se necessari per quello che succederà poi nel quinto libro, la regina delle ombre. Io non li ho amati moltissimo. Manon non sta simpatica nemmeno alla sua lucertola gigante.
Dei personaggi ho odiato Chaol, così ossessionato dalla lealtà verso il regno da non vedere accorgersi di quello che ha davanti. Vorrebbe decidere lui cosa amare di Celaena e di Dorian. Da prendere a sberle.
Finalmente incontriamo Rowan, vediamo un po’ di magia e di sentimento puro, ma anche tanto dolore.
La nostra protagonista fino alla fine non ne vuole sapere di affrontare la realtà, cocciuta come un mulo fino a che non ci lascia quasi le penne, più di una volta.
La frase finale del libro ci preannuncia tutto quello che c’è da sapere sul prossimo: dopo essersi considerata Celaena per 240 pagine, finalmente accetta di essere Aelin, la regina di Terrasen e trova il coraggio di affrontare il re di Adarlan e tutto quello che verrà dopo, portandosi sempre Sam nel cuore.
A Rowan, bello, dannato e pure un po’ stronzo, siamo pronte a lanciare anche le mutandine.
A Dorian vorremmo soltanto urlare di svegliarsi.
Insomma, fra uno sclero e l’altro sono arrivata alla fine di questo racconto e ho già iniziato il successivo, dormire non è più una necessità.