Autore: Lucia Guglielminetti
Casa editrice: self published
Genere: Gotico thriller
Numero pagine: 294
Saga: Cronache di RVH #7
Trama
Il killer Atropo, nome in codice del vampiro pluricentenario Raistan Van Hoeck, è molto soddisfatto: è sicuro che il nuovo incarico che ha ricevuto – uccidere un politico in una stanza d’albergo – sarà semplice e redditizio. Le cose si complicano, tuttavia, quando Atropo trova la propria vittima a letto con un adolescente. McAllister non è soltanto il rappresentante di spicco di un noto partito, ma anche un membro di Eclipse, organizzazione segreta ai vertici della società britannica, dedita a turpi pratiche nei confronti di minori indifesi. Coinvolto suo malgrado nelle sorti del ragazzino, Milos, e deciso a sgominare la setta con l’aiuto di una tenace giornalista, Atropo si troverà a dover affrontare una delle prove più difficili della sua interminabile vita. E a guardare in faccia orrori indicibili.
Recensione
È strano recensire il settimo libro di una serie senza aver letto quelli prima.
Ma siamo qui e cercherò di dare un’opinione sulla base di quello che è il libro in sé.
È bello.
Atropo è un vampiro interessante, i personaggi secondari sono accattivanti e ha tutta una vena da action thriller che fa l’occhiolino a Underworld senza gli stereotipi di ville gotiche o fogne piene di licantropi.
Qui le creature pagano l’affitto.
Tonalità cupe nella narrazione con un passaggio frenetico di scene, personaggi che appaiono ed è subito chiaro il rapporto fra di loro, superficialmente ovviamente è il settimo libro e non conosco quelli prima.
Sono certo che il passato fra Atropo e Greylord (fra uno che usa come nickname il nome della Parca che tagliava il filo della vita e l’altro che mette lord nel nome abbiamo i personaggi creati da un adolescente dark quando fa il ladro in D&D) sia alquanto interessante, come anche tutta la vita e non vita del vampiro protagonista.
Sono comunque riuscito a godermi questo romanzo e le sue vicende, forse manca un certo equilibrio fra descrizioni e dialogo ma è una narrazione in prima persona ed è difficile dosare bene le due componenti.
Se un libro in prima persona è pieni dei pensieri del/della protagonista in questo caso non è così, l’intera storia è in chiave di narrazione al lettore, quindi, sarà più un commentare e un descrivere in prima persona da parte di Atropo. È uno stile interessante ma il passaggio ad altri punti di vista tende a rendere questo stile un po’ carente di logica interna, se Atropo ci narra cosa è successo non dovremmo avere punti di vista di altre persone.
Ma qui sono io che sto a controllare la massa atomica del capello spaccato in quattro.
Il finale ha una componete agrodolce particolare che mi ha affascinato
È una storia bella e con idee interessanti, vi consiglio di provarla… Magari dal primo e non dal settimo come nel mio caso