Autore: Manlio Castagna
Casa editrice: Mondadori
Genere: Dark Mistery
Numero pagine: 551
Trama
“Non venire ad Anerbe se vuoi continuare a respirare.”
Un luogo maledetto, un’antica maledizione e una lunga serie di vite spezzate connesse da un unico destino.
La vita di Augusto e Dora Klun, sconvolta da un tragico incidente che uccide le loro due bambine, Gorizia e Fiorenza, ma evidentemente la parola Fine non è uguale per tutti. Da quel momento sussurri nelle tenebre ed inquietanti apparizioni costellano l’esistenza dei coniugi che dopo tanto dolore decidono di dare alla luce nuova vita. Sono inaspettatamente due gemelle ed è allora che ancor più strani accadimenti li fanno sprofondare nell’orrore più assoluto. Le bambine dagli atteggiamenti inquietanti manifestano memorie non loro, e contro ogni logica della Fede cristiana si insinua un dubbio: che la Reincarnazione sia possibile?
La vita di Rina, stravolta dall’incontro con il carismatico scrittore Attila Mesmeri Tribolati che con voce suadente gli bisbiglia di vite precedenti, di un amore lungo secoli, di verità celate, della vittoria della Luce su tutti gli esseri umani assuefatti dall’ombra che ci circondano senza rendercene conto. E lei la sente, l’oscurità, è intorno a lei e farà di tutto per liberarsene. Ma dovrà guardarsi le spalle da Verne, un commissario che tenta di riscattare la sua ingloriosa carriera indagando sulla setta che combatte i “figli del buio”.
Infine, la vita di Irin, il nome ebraico per gli angeli guardiani inviati sulla Terra, cominciata nel dolore e nella solitudine, un bambino deforme cresciuto in isolamento a causa del suo aspetto mostruoso in un monastero con Padre Garino, dove apprende come utilizzare il suo potere straordinario. Utilizzarlo per proteggere o distruggere è una sua scelta, ma spesso la linea di confine fra le due cose può essere molto sottile.
Recensione
Tessere un filo narrativo che unisca più realtà e più linee cronologiche è rischioso. Lo è ancor di più se si vanno ad unire più generi, come in questo caso, perché La Reincarnazione delle Sorelle Klun è tante cose, messe tutte insieme. Si rischia di creare un caos disomogeneo che confonde, che porta a dover tornare indietro a rileggere pagine, ci fa temere di aver perso qualche pezzo per strada o ci fa chiedere più volte cosa stia accadendo con un senso di smarrimento, consci che alla fine ci capiremo qualcosa… forse.
Ma questo non è assolutamente il caso. Sin dalla prima pagina, e così fino all’ultima, Manlio ci tiene per mano passo dopo passo, in un’opera meravigliosamente prolissa (lunga più di 500 pagine) suddivisa in quattro parti e innumerevoli micro-capitoli, distillando informazioni piano piano, tessendo la sua tela con maestria e delicatezza. Ogni capitolo è innestato perfettamente in un meccanismo così ben pensato che i salti temporali, i cambi di personaggio e di vicende repentini e cinematografici (come le tante scene tagliate e messe insieme di un film) non sono un problema. Ed è così che restiamo incollati alla storia, anzi, alle storie, sempre più partecipi. Questo è ciò che mi ha più colpito di questa storia intrigante, misteriosa, epica, intrisa di nozioni esoteriche e filosofia.
Ringrazio Manlio e la sua penna brutale, carnale e affascinante per aver creato un’ambientazione viva, palpabile, eterna, che resta impressa nel cuore e nella mente.