Autore: Leigh Bardugo
Casa editrice: Mondadori
Genere: Fantasy
Numero pagine: 480
Saga: GrishaVerse #7
Trama
Mentre l’imponente esercito di Fjerda si prepara all’invasione, Nikolai Lantsov chiama a sé tutte le armi di cui dispone per opporsi all’inevitabile: il suo ingegno, il suo fascino, e persino il mostro che porta dentro. Una parte di lui, forse il corsaro, forse il demone, forse il principe che si è guadagnato il trono con le unghie e con i denti, lo anela addirittura, lo scontro. Ma per sconfiggere l’oscura minaccia che incombe su Ravka potrebbe non bastare nemmeno il coraggio di un giovane sovrano abituato a rendere possibile l’impossibile. Anche solo per sperare di riuscirci, il re ha bisogno di alleati, forti, leali e pronti a tutto. In prima fila c’è Zoya Nazyalensky, fedele compagna di infinite battaglie, che, nonostante abbia perso tanto per colpa della guerra, e abbia visto morire i suoi uomini e risorgere il suo peggior nemico, non ha intenzione né di abbandonarlo né di arrendersi. Se sarà necessario abbracciare i suoi poteri per diventare l’arma di cui il suo paese ha bisogno, non si tirerà indietro. Costi quel che costi.
Recensione
“La legge dei lupi” è l’ultimo libro dell’ultima duologia della serie GrishaVerse.
Un libro che dovrebbe essere la somma di tutto quello che è accaduto, la chiusura di tutto, la fine delle storyline.
È un episodio reunion dei personaggi visti fino a ora!
Per godervelo pienamente dovete leggerlo con la sigla di Friends di sottofondo.
But, I’ll be there for you, when Ravka start to fall.
I’ll be there for you, like I’ve been in Ketterdam before.
I’ll be there for you, cause you’re there damn it Alina!
Un libro che sembra volersi prendere tutto il tempo del mondo per sviluppare i personaggi e gli eventi con l’obiettivo di arrivare al culmine finale in cui ogni cosa collimerà in un evento grandioso che tirerà le fila in un finale esplosivo e grandioso ma, leggendo, si diventa un bambino nel sedile posteriore della macchina che continua a chiedere “siamo arrivati?” a ripetizione, troppe cose che sembrano essere importanti e che finiscono con il non portare a nulla se non piccole vittorie personali o secondarie.
Tutta la storyline di Shu Han, la quale sembra essere la chiave di volta per lo sviluppo della guerra e per il piano politico, che si chiude con bei sentimenti e senza l’impatto preparato dal libro precedente, oltre a un deus ex machina basato sui sentimenti che anche no.
Un libro che mette l’amore al centro di tutto e delle motivazioni che muovono i personaggi, amore in più chiavi ma che porta, in molti casi, a far perdere la lucidità ai personaggi per fare “cose che devono scatenare emozioni nei lettori”.
Amore che la Bardugo ha già saputo usare in maniera pesante nella prima trilogia e come fattore utile ma non preminente nella duologia, un sentimento che in questi ultimi due libri è più simile alla trilogia per come viene usato come chiave di volta.
È sbagliato? No, ma meno per favore, amore per Ravka sì ma questo bisogno continuo di fare ship diventa vuoto e quasi forzato.
C’è un evento drammatico nel libro che mi ha colpito molto, una scena che ha senso per far capire gli orrori della guerra e questo tipo di narrazione l’avrei voluta più presente, non un “la guerra è brutta eh… ma ora riparliamo dei casini che abbiamo nelle nostre vite e i nostri errori”.
L’approfondimento di Zoya che si è avuto nel libro precedente è diventato ripetitivo e rinarrato in continuazione come se la Bardugo avesse deciso che il lettore non capisce le cose e deve rinarrare le cose così si empatizza.
Abbiamo capito!
Il ritorno di un personaggio che appare nell’ultima pagina del libro precedente risulta inutile e senza senso, messo lì più per attirare i e le fan di quel bel tenebroso e che permettere di rificcare LampAlina a forza nel libro, tutto perché lei è inutile e non ha senso metterla.
Nikolai risulta vuoto in questo libro, mantiene le battute e l’atteggiamento ma sembra andare per inerzia non avendo più il carisma e l’importanza che aveva nei libri precedenti, una ripetizione dei concetti già detti e visti che si perpetuano per tutto il libro.
Una storia con dei momenti che si capisce siano di chiusura ma che, nell’insieme, portano a nulla.
Il finale… un insieme di cose a caso che capitano con l’idea di mettere ansia e fretta ma con la consapevolezza che andrà tutto bene e Zoya avrà tutto quello che può avere perché è l’unica vera protagonista del libro, diventando fulcro del mondo.
Non starò a criticare come sia cambiato il sistema magico perché, tecnicamente, è giustificato dai discorsi del libro precedente, ma il problema è come il cambiamento più grosso arrivi all’ultimo e senza un vero percorso ma con una consapevolezza dell’ultimo minuto che porta alla vittoria.
In realtà tutta la parte finale è basata su consapevolezze dell’ultimo minuto che perdono senso più si legge, decisioni in contrasto con quello che è avvenuto fino a quel momento, come se la Bardugo avesse deciso che si era rotta di costruire una storia e sia saltata subito alla parte finale.
Un libro che non mi sento di consigliare a questo punto, perché se lo si legge allora è per amore verso l’autrice, ma non una duologia che consiglierei come mi verrebbe per quella di sei di corvi. Da leggere se si vuole completare la serie o capire perché si avrà un sei di corvi 3.
Siamo alla fine di questa serie, una saga con molti bassi e degli alti che hanno fatto volare però.
Ora non mi resta che prendere cappello e cappotto e chiudere questi articoli per passare ad altri libri che meritano di essere consigliati o libri da cui mettervi in guardia.
Il GrishaVerse ha dato quello che poteva.
Sammy vai con la musica!
And now the end is here
And so I face that final curtain
My friend I’ll make it clear
I’ll state my case, of which I’m certain
I’ve lived a life that’s full
I traveled each and every Ketterdam highway
And more, much more
I did it, I did it my way
Regrets, I’ve had Alina
But then again too some to mention
I did what I had to do
I saw it through without exemption
I planned each charted course
Each careful step along the byway
And more, much, much more
I did it, I did it my way
Yes, there were times I’m sure you knew
When I bit off more than I could chew
But through it all, when there was doubt
I ate it up and spit it out Mal
I faced it all and I stood tall and did it my way
For what is a Darkling, what has he got?
If not himself then he has naught
Not to say the things that he truly feels
And not the words of someone who kneels
Let the record shows I took all the blows and did it my way