Autore: Marko D’Abbruzzi
Casa editrice: Immagina Di Essere Altro
Genere: narrativa contemporanea
Numero pagine: 350
Trama
Quando parole velenose e vessazioni si insinuano nell’animo di una persona, piantano semi. Da questi germogliano paure, dubbi e ansie. Un’anima giovane, nutrita da queste emozioni negative, non fiorisce, impara a nascondersi dietro maschere di falso benessere. Questo è il viaggio di un ragazzino timido e introverso che attraverserà l’inferno, in una Roma degli anni ’90, per imparare ad apprezzare se stesso. “Quello che sarà di te, lo scoprirai quando meno te lo aspetti”.
Recensione
Marco è un adolescente che frequenta il primo anno dell’istituto alberghiero nella piccola località di mare in provincia di Roma in cui vive; gli piace studiare, leggere e giocare ai videogame e per questi motivi, oltre al fisico non proprio atletico, viene spesso bullizzato.
Nonostante sia molto insicuro, riesce con la perseveranza a conquistare la ragazza che gli piace, una delle più belle della scuola, tanto che nessuno se ne capacita.
La storia d’amore tra Marco e Barbara viene interrotta loro malgrado e lui sprofonda in un baratro, comincia a sentire stretta la sua vita, la sua città, la sua scuola, tanto da iniziare a frequentare il gruppo di amici del cugino che vive a Roma, con cui stabilisce un legame davvero forte e che lo aiuterà a far chiarezza su chi è e chi vuole diventare.
Mi sono rivista molto nella storia di Marco, ragazzino cresciuto in una piccola città della provincia romana, bullizzato tanto da essersi convinto di non valere neanche le attenzioni della ragazza di cui era innamorato.
Mi sono rivista in lui quando, perso il primo amore, non aveva uno scopo nella vita ed ha deciso di allontanarsi da tutti stringendo nuove amicizie a Roma, magari non proprio come sarebbero piaciute alla sua famiglia, ma che non lo giudicavano e gli volevano bene per quello che era.
Mi sono rivista in Marco quando ha accettato l’amore di un’altra ragazza pur non riuscendo a ricambiarlo perché la sua testa era ancora altrove.
Questo libro è stato uno specchio per me ed in quanto tale mi sono sentita infastidita tante volte durante la lettura, un po’ come quando vediamo in una persona un atteggiamento che non ci piace ma che in realtà appartiene a noi, perché mi ha mostrato tutta la pesantezza del mio restare attaccata per anni al primo ragazzo che ho amato senza andare avanti.
Ho trovato curiosa la scelta dell’autore di affiancare i dialoghi in dialetto romanesco ad una narrazione in cui utilizza termini ricercati o comunque meno colloquiali (es. allungare gli arti invece di distendere le gambe, recarsi, porgere…), proprio come a voler accentuare il contrasto tra la voce narrante e la realtà culturale dei personaggi.
Mi è piaciuta tantissimo la scelta di Marco dei brani musicali, che sono gli stessi che ascoltavo io negli anni ’90, periodo in cui si svolgono i fatti.
Lo consiglio assolutamente, è una storia che arriva dritta al cuore e che molti di noi hanno vissuto in prima persona.