Autore: Ilaria Fulle
Casa editrice: Intrecci Edizioni
Genere: Thriller
Numero pagine: 256
Trama
“In una piccola cittadina della pianura padana, Luca, infermiere del reparto di oncologia della Clinica Caritas Angeli Dei, si innamora di Alex, dottoressa dell’ospedale locale. Fedele ai dieci comandamenti quanto a ridicole superstizioni, nel momento in cui la storia si chiude, inizia ossessivamente a elaborare un piano di rivalsa. Luca però non si vede come uno stalker né si rende conto che il suo è un amore malato; per lui, pianificare la vendetta è un gioco, un passatempo con cui tenere a bada il suo desiderio di punirla, conscio di non avere il coraggio di metterlo in pratica. Senonché uno psichiatra smanioso di successo, per dimostrare una nuova teoria medica, innesca, suo malgrado, un meccanismo che lo porterà a realizzare quanto immaginato”.
Recensione
Sono una lettrice “onnivora” ma ho un debole per i thriller, nello specifico i thriller psicologici.
Amo entrare nella mente dell’assassino capire il perché, cosa lo ha spinto a compiere determinate azioni e soprattutto a coglierne le ripercussioni che l’omicidio ha poi nella sua vita.
Questo comporta iniziare un libro sapendo già chi è ma arrivare alla fine, e solo alla fine, scoprendo il movente.
Può essere un azzardo, ma se ben sviluppato, un azzardo che amo e prediligo a qualsiasi altra lettura.
Il romanzo ci rivela già dal suo incipit chi è l’assassino, chi è la “vittima” e… ci fa comprendere immediatamente il movente.
Inizialmente non aveva catturato totalmente la mia attenzione: se conosco già tutto, cosa mi spinge a proseguire?
I personaggi, con i loro caratteri, mi hanno fatto pensare: c’è qualcuno che mi conosce davvero? Se mi succedesse qualcosa, chi mi circonda se ne accorgerebbe?
Devo ammettere che tutti questi interrogativi mi hanno spinta a proseguire ed è emerso un dettaglio, un qualcosa che avrebbe in qualche modo cambiato tutto: un susseguirsi di “casualità” (sfighe suonava poco elegante, ndr.) che mi ha condotta, divorando avidamente le ultime 100/110 pagine, ad un epilogo che, seppur inaspettato, rimane poco sviluppato.
Un’idea geniale, veramente interessante, le avrei dato più spazio di espressione, una spiegazione più ampia viste le tematiche trattate, sulla quale avrei eretto la struttura della storia e non trattato velocemente e marginalmente.