La Bibbia di Kolbrin – L'Avvento del Distruttore

Autore: Claudio Colombi

Casa editrice: Self-publishing

Genere: Thriller

Numero pagine: 651

Trama

“Il Distruttore è un serial killer. La Bibbia di Kolbrin la sua firma. Uccide da trent’anni. Non ha mai commesso errori. L’FBI brancola nel buio. Una giovane ragazza italiana viene orribilmente uccisa in un appartamento ad Austin in Texas, dove si trova per frequentare un master. L’ultima lettera scritta alla nonna sarà il detonatore di eventi in Italia e negli Stati Uniti. Ivo Lenzi, un giovane avvocato, si troverà, suo malgrado, a combattere per salvarsi. L’unico modo per uscirne è dare un volto all’assassino e affrontarlo. Per farlo dovrà scendere uno a uno gli scalini che lo condurranno alle porte dell’inferno”.

“Secondo la tabella che si era imposto avrebbe dovuto aspettare almeno due anni prima di tornare a cacciare. I giorni successivi l’omicidio erano i peggiori. Dopo avere sentito il sapore della morte, rinunciarvi era difficile”

la bibbia di kolbrin – l’avvento del distruttore

Recensione

Ogni volta che comincio la lettura di un nuovo thriller provo un misto di emozioni contrastanti; è la mia comfort zone, il mio “genere-casa”, ma questo comporta inevitabilmente due facce di una stessa medaglia: eccitazione mista adrenalina per una nuova lettura che spero mi travolga vs ansia di trovare una storia “già letta”. Ecco, travolgente penso sia la parola giusta…

La Bibbia di Kolbrin già dal suo titolo ci rivela un’identità dalle sfumature misteriose, dall’ombra che prende i lineamenti della religione, dei dogmi impartiti dalla fede di ognuno, indipendentemente da quale essa sia, e, dal suo sottotitolo, L’Avvento del Distruttore, svela in un qualche modo la potenza del male. Credo che la scelta delle parole sia sempre opportuna, una buona presentazione offre al lettore un biglietto da visita capace di accompagnarlo dentro la storia, volente o no.

L’autore ha creato un bel connubio di parole: Bibbia, Avvento e poi Distruttore che rivela un ossimoro potente capace di ipnotizzare. Sì, ti ritrovi dentro la storia ancor prima di iniziarla.

Ho iniziato questa “discesa infernale” (ogni riferimento a fatti e o accadimenti, non è puramente casuale, ndr.) carica di aspettative e queste stesse non sono state disattese. Ci troviamo davanti ad una scrittura cinematografica (dobbiamo però andare oltre alcuni tratti prolissi che capiremo essere perfettamente necessari per la comprensione, ndr.) e questo comporta sì un ritmo incalzante e adrenalinico, ma anche una visuale nitida e senza alcuno sconto dell’animo oscuro delle persone e delle crudeltà fisiche che si sono subite. Si “vede” e si “tocca” il dolore (non vi nascondo alcune smorfie pronunciate dovute alla nausea che alcune descrizioni mi hanno procurato, ndr.).

Un azzardo, che, se ben congegnato, personalmente apprezzo particolarmente, è quello di far già sapere al lettore chi è che compie l’atto, chi è il protagonista assoluto del male. L’andare quindi non ad indagare i fatti per trovarne il mandante ma la sua psiche, il perché, cosa lo ha spinto a tanto…chi è nel vero senso del termine. Ecco l’ho trovato totalizzante, un azzardo ben riuscito. E’ stata una lettura psicologicamente molto forte ma non riuscivo a smettere, ne volevo di più (siano ringraziate le quasi 700 pagine, ndr.).

Ho apprezzato tantissimo anche la scelta narrativa di inserire argomenti teorici della criminologia, denota una consapevolezza ed una preparazione acuta e minuziosa (per gli amanti del genere queste pillole enfatizzano il tutto trasportando autenticamente il lettore nella mente del serial killer, ndr.) e, per una sensibilità personale, il profondo rapporto di una nipote con sua nonna (a livello narrativo potrebbe tranquillamente presentarsi con qualsiasi legame presente, permette un’empatia del lettore con la vittima in forte, in questo caso fortissima, contrapposizione con i sentimenti, tutt’altro che empatici, del killer, ndr.).

Lo consiglio vivamente!

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