Autrice: Charlotte Brontë
Casa Editrice: Mondadori
Genere: narrativa classica
Numero pagine: 702
Trama
«Quella sera mi si rinsaldò nell’animo più fermamente che mai la convinzione che il Fato fosse di pietra, e la Speranza un falso idolo, cieco, senza sangue e dal cuore di granito.» È la giovane Lucy Snowe a raccontarsi con queste parole colme di dolore. Rimasta senza parenti, casa e mezzi economici dopo un disastro familiare, accetta un impiego come istitutrice in un collegio femminile nell’immaginaria città di Villette. E lì conosce l’amore. Ma il suo non sembra essere un destino di felicità… Pubblicato nel 1853, L’angelo della tempesta è l’ultimo e il più autobiografico tra i romanzi di Charlotte Brontë: un testo di sorprendente finezza psicologica e dalle tonalità narrative che svariano dal lirico al gotico. Un libro molto ammirato da Virginia Woolf, che lo considerava superiore anche a Jane Eyre, e da George Eliot, che vi ravvisava quasi un «potere soprannaturale».
Recensione
Lucy Snowe è una ragazza di buona famiglia che ad un certo punto perde tutto e comincia a lavorare per vivere.
Dopo un breve periodo come dama di compagnia, decide di lasciarsi il suo paese alle spalle e di trasferirsi dall’Inghilterra al Labassecour (nazione inventata, che dovrebbe corrispondere al Belgio) e più precisamente a Villette, dove diventerà insegnante di inglese in un istituto per ragazze ricche.
La sua vita è caratterizzata da pochi alti e molti bassi, che la portano a vivere momenti di depressione profonda, anche se poi troverà conforto in alcuni dei personaggi che incontrerà lungo il suo cammino.
Provo emozioni contrastanti nei confronti del libro, perché se da un lato ho apprezzato molto la trama e la caratterizzazione dei personaggi, dall’altro ho trovato lo stile narrativo incostante, in quanto si alternano capitoli con ritmo incalzante ad altri estremamente ed eccessivamente descrittivi che rendono pesante la lettura.
Charlotte Brontë ha effettuato una scelta innovativa per l’epoca ponendo l’accento sul desiderio di libertà e di indipendenza di Lucy, quando di solito l’unico desiderio di una donna era di contrarre un buon matrimonio, ma se da un lato la descriveva come una giovane donna capace di una grande evoluzione dal punto di vista lavorativo, dall’altro la dipingeva come una persona il cui stato emotivo dipendeva sempre dal rapporto con gli altri e da quanta considerazione le persone a cui teneva avessero per lei, arrivando a farla sembrare in alcune circostanze quasi priva di personalità.
È importante sapere che l’autrice ha scritto Villette dopo aver perso le sorelle Emily ed Anne ed il fratello, pertanto la sua tristezza traspare notevolmente dallo scritto, in cui si affronta più volte il tema della perdita.