Autore: Luca Vanoli
Casa editrice: Self-publishing
Genere: Giallo storico
Numero pagine: 339
Trama
“Stato Pontificio, Anno Domini 1655. Sul piccolo feudo di Monterotondo, a breve distanza da Roma, regnano felicemente da undici anni i marchesi Tebaldi. Offuscato da tanta prosperità, giace, dimenticato nel ricordo dei più, un oscuro anatema, scagliato al tempo della loro ascesa. Ma, quando la morte inizia a serpeggiare sinistra tra i membri della famiglia, un cupo terrore si diffonde in tutto Monterotondo: il popolo, inquieto, teme di essere travolto dalla sventura dei signori…A Roma, intanto, il conclave ha eletto un nuovo papa: Alessandro VII. Non potendo permettere che l’inizio del regno sia segnato da delitti irrisolti, la Curia decide così di inviare a indagare in incognito Tullio Corbet, un avvocato francese con doti investigative fuori dal comune, pronto a sacrificare tutto alla causa della giustizia, affiancato da Padre Seàn, un rigido gesuita di origini irlandesi.Giunti a Monterotondo, i due uomini non tarderanno a essere travolti dagli eventi criminosi: i membri della famiglia Tebaldi, seppur chiusi in una fortezza di reticenza, mostreranno di avere più di uno scheletro nell’armadio. E in un turbinio di delitti sanguinosi, amori proibiti e segreti inconfessabili, i due investigatori proveranno a scoprire quali trame oscure si celano dietro la scia di morte che la maledizione sembra lasciare, inesorabile, dietro di sé…”
Recensione
Ho una fobia, in realtà ne ho diverse, ma la mia fobia più grande sono le api. Quando un libro inizia con uno sciame di api portate a seguito di una maledizione, un anatema, ho già l’ansia! E le aspettative sono già alte, ma andiamo per gradi…
Una manciata di cenere è un giallo storico che promette faide tra famiglie, amori proibiti e segreti che riconducono inesorabilmente a quegli amori che cantava Shakespeare nelle sue tragedie, e un mistero: un giallo in stile Agatha Christie.
Con i romanzi storici ho un rapporto di amore e odio, il periodo deve interessarmi e la scrittura non deve risultare troppo prolissa. Amo invece follemente tutto quello che cela un mistero, il giallo è tra i miei generi preferiti e quando questi vengono assemblati il connubio è particolarmente vincente perché credo fortemente (nonostante ciò che ho affermato poco prima, ndr) che la Storia, il passato, sia il più grande mistero che esista. Inoltre ho un debole per i periodi in “costume” e tutto ciò che aleggia intorno alle cariche religiose ha del magnetico, mi attira e fa bramare la sete di conoscenza. Grandi aspettative e opera non facile (sarò troppo esigente? ndr) ma l’autore ha saputo coniugare i due stili tessendo una trama avvincente e creando una narrazione aulica, come richiedono le vesti storiche, ma dinamica e incalzante: una narrazione non prolissa o pesante ma elegante e “ansiogena”, ha tenuto sulle spine fino alla fine mantenendo il tutto contestualizzato.
I personaggi, nitidamente caratterizzati, portano il lettore a “schierarsi”, a giustificare o condannare una casata piuttosto che l’altra e ha creato un personaggio, Corbet, innovativo, un pò Poirot, un pò “Dongiovanni” che rappresenta un pò la mia crush letteraria: come si fa a non amarlo?
L’epilogo si è rivelato una sorpresa, totalmente inaspettato e ben congegnato! Promosso, senza sé e senza ma!